A C U S T I C O, su con la merda!

Hör´ auf mit der Scheiße!________________________________________SECONDA EDIZIONE

giovedì, febbraio 26, 2004

Dal quotidiano "Libero" di oggi

"Santoro scrive. Il vescovo sta zitto - di RENATO FARINA

Gentile Direttore, quanto da Voi pubblicato oggi nell'articolo dal titolo "Santoro in chiesa si paragona a Gesù", a firma di Renato Farina, è una libera ricostruzione di quanto detto e di ciò che è accaduto durante il mio incontro con un parroco straordinario e una folla attenta e partecipe. Ma la frase da Voi riportata virgolettata: «Mi hanno cacciato via dalla televisione perché con i miei programmi mi sono avvicinato a Dio» non è semplicemente manipolata come le altre, è totalmente falsa. Grazie per l'attenzione.
MICHELE SANTORO
La frase è inventata? Sì, è inventata. Essa non compare nella cronaca, «a firma Renato Farina», della memorabile serata nella chiesa di santa Cristina a Parma, ma nel cosiddetto sommario: ed è una sintesi ad opera del titolista. La frase è inventata, sì, ma - diciamola tutta - è persino minimizzatrice rispetto ai contenuti dell'omelia di Santoro. Egli parlava di quanto è accaduto a Dio e alla televisione italiana. E tutto il magnifico sermone dell'autore di "Sciuscià" ha mostrato la scomparsa di Gesù dal mondo e dal video, cioè la fine dell'attenzione all'uomo concreto. Ad essa solo Michele, o quasi, era riuscito ad opporsi con i suoi programmi. Così si spiega la sintesi messa inopinatamente tra virgolette. Per questa semplificazione indebita ed in fondo eufemistica, ci scusiamo con Santoro e con Dio, i quali sono ap- parsi, a tutti noi della folla acclamante, la stessa persona. Ad un certo punto, infatti, Santoro al culmine della sua omelia è esploso come un profeta: «Gesù la pensava come me» (testuale). Tra figli di Dio ci si intende. Un paio di riflessioni in aggiunta. Sentirsi dare del manipolatore da Michele Santoro, che nel genere è il massimo, potrebbe essere preso per un complimento. (...) ( segue a pagina 6) (...) Il giornalista tv e neo-predicatore ha costruito la sua fama trasformando l'informazione in una grandiosa trasfigurazione del mondo ad uso della sua fede politica. Non ambiamo a queste vette. Attendiamo di sapere dove e in che cosa si sente manipolato. Se Santoro uscisse un attimo dal suo ego gigantesco, si accorgerebbe che abbiamo chiesto per lui il rientro in tivù. Abbiamo sempre pensato che è meglio una rete in più che una in meno, un programma (per di più di successo) in più che uno in meno. Dunque gli si dia il giusto spazio. Noi, il giorno dopo, lo criticheremo e mostreremo se e come abbia manipolato storie e persone; un'altra trasmissione tv fornirà diverse chiavi di lettura del mondo. È così semplice. E chi si sente diffamato dall'una o dall'altra chiederà rettifiche e risarcimenti. La democrazia va così. Il cuore della nostra cronaca non era però Santoro. Ci aspettavamo più che la lettera di Santoro, quella - di scuse, di spiegazioni, faccia lui - del vescovo di Parma. Che cosa c'entra la Chiesa con un comizio dove Gesù è stato usato come testimonial di una propaganda ideologica e persino elettorale? Ci sono i cinema, persino le sale parrocchiali. Ma mettersi davanti al tabernacolo per urlare che «i leghisti non sono cristiani» che cos'è? È dialogo interreligioso, o piuttosto un uso come arma impropria del pulpito e dell'altare?"

 
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